lunedì 11 luglio 2011

Bianca e rossa. Per riportare i pensieri chissà dove, invano

Tempo fa una bruciore intenso alla mano, a fermare i miei sogni ad occhi aperti, a prevenire il male che ne è seguito per anni; per interi giorni di pura disperazione. Giorni di distruzione e crescita e distruzione e ricrescita interiore.Giorni nei quali bastava una parola per sorridere e dopo un pensiero per morire. Questo tre anni fa iniziava. Oggi mi ritrovo a pensare senza fretta a qualche cosa di più. Forse a ripetere gli stessi passi, con le mie due metà di cuore. Forse cerco solo un pretesto per ricominciare a sentire qualche cosa. Forse ricerco l'impossibile. Forse il bruciore questa volta fisico, questa volta bollente, questa volta olio sulla guancia. Forse di nuovo voleva solo dirmi di aprire la mente, di non chiudere in fondo ai pensieri tutto quanto. Di non legare ad un granello di sabbia il mio castello di sogni. Di non costruire sulla spiaggia, che la marea cancella ogni cosa con le sue onde. Ma il ricordo della casa distrutta resta, le macerie restano, le fondamenta restano. Le mie mani, i miei pensieri, il mio sangue. Tutto questo resta. A che serve sentire di nuovo nello stomaco quel ciclone che si muove, quel respiro che si agita, questo pezzo di carne che batte più forte nell'attesa. A cosa serve credere di nuovo in qualcosa che non esiste?

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